Il ritorno in Calabria ai tempi del coronavirus. Il racconto del viaggio subito dopo la riapertura dei confini.
ROMA – Il coronavirus in Calabria e il mistero dei tamponi. Non è un titolo di un libro o di un film ma la dura realtà di una regione che è entrata nella ‘fase 2’ con diverse incertezze. Da una parte la governatrice Jole Santelli ha forzato la mano con Palazzo Chigi per una riapertura anticipata dei locali, dall’altra una pandemia che ha evidenziato le lacune della sanità.
Da Roma a Crotone, un viaggio ai tempi del coronavirus
Con l’apertura dei confini sono molti gli studenti e lavoratori fuorisede che sono ritornati dalle proprie famiglie. Il mio viaggio per ritornare al Sud è iniziato da Roma. Sin da subito ho notato un mancato rispetto delle norme anti-coronavirus. Gli agenti presenti alla stazione Termini hanno chiesto l’autocertificazione ma a nessuno dei passeggeri (almeno del mio treno n.d.r.) è stata misurata la temperatura corporea. Prima falla.
Ma ci sono anche aspetti virtuosi da raccontare. Misure rigide sul convoglio con distanze rispettate e obbligo di mascherina a bordo per tutti i passeggeri. Con qualche minuto di ritardo arrivo a Lamezia Terme e qui devo superare il secondo blocco dei controlli. Nuova autocertificazione e tampone volontario per verificare un’eventuale positività. Nulla di strano fino a qui visto che l’ordinanza regionale prevede l’isolamento domiciliare volontario in attesa dei risultati del test.
Esito che a 14 giorni dal mio arrivo in Calabria non ho ricevuto. E come me molte altre persone che ritornate nella propria residenza subito dopo l’apertura dei confini.
Giusto così? Non è chiaro se ci sia un ritardo nell’analisi, non è chiaro se le autorità sanitarie comunichino i dati solo ai positivi. Ma questo, con l’isolamento domiciliare volontario obbligatorio non è corretto. Nel caso in cui io fossi negativo al coronavirus avrei la possibilità (e il diritto) di lasciare la mia abitazione. Senza la comunicazione dei risultati questo diventa impossibile.
Coronavirus in Calabria, i numeri
I numeri in Calabria sono bassi con poco più di 1.300 casi totali registrati da inizio epidemia. Dati che potrebbero non corrispondere alla realtà. Sono molte, infatti, le persone che non hanno ricevuto gli esiti dei tamponi dopo il loro rientro in Calabria.
Diversi giornali hanno raccolto nelle scorse settimane le testimonianze di persone arrivate in Calabria e non sottoposte al test.
Scarica QUI la guida con tutte le precauzioni da prendere per limitare il contagio da coronavirus.
fonte foto copertina https://www.facebook.com/paginaufficialeComunediCrotone/